Iran, sciopero generale, cortei, sanzioni, ambasciata di pace
Milano, 2 luglio 2009
Manifestiamo, orsù, anche in Italia; e firmiamo l'appello per non lasciare sola l'Onda Verde...
(Il messaggio di adesione si lascia sulla URL: http://ambasciatadipaceteheran.blogspot.com/ )
La ribellione iraniana non si ferma. Il "colpo di Stato" clerico-fascista non ha ancora chiuso la partita. Il Consiglio dei guardiani ha convalidato la (dubbissima e sicuramente truffaldina) vittoria di Ahmadinejad, ma lo sfidante Mousavi, divenuto forse suo malgrado leader di una contestazione democratica, non riconosce legittimità al suo governo.
Mousavi chiede di "ristabilire il corso della legge": mettere fine alla militarizzazione della società, rivedere le leggi elettorali, onorare l'art. 27 della Costituzione (la libertà di associazione) e la libertà dei media, riattivare i siti web censurati.
Io penso, con tutti i limiti di chi guarda le cose da lontano e senza un adeguato approfondimento di conoscenza, che le "armi finali" contro il regime, in via di ulteriore degenerazione militarista, potrebbero essere, nell'ordine:
1- disertare le moschee il venerdi (ma associato, per chi vuole, a forme alternative di preghiera: l'iniziativa non deve essere presentata come un attacco alla religione in quanto tale, ma contestazione della sola "Guida Suprema");
2- lo sciopero generale;
3- la disobbedienza fiscale.
Lo sciopero generale pare sia stato proclamato per i giorni dal 5 all'8 luglio (vedi articolo di "Repubblica"). Si discuterebbe anche di una grande manifestazione di piazza a Teheran e di cortei in tutto il Paese.
L'occupazione continua e massiccia delle piazze funziona solo in presenza di contraddizioni interne agli apparati repressivi: vedi Germania Est (esperienza che ho vissuto direttamente). Altrimenti questa modalità offre il facile destro all'uso sanguinoso della forza fisica, il terreno in cui il potere autoritario è più attrezzato e sempre più vincente, mano mano che progredisce la tecnologia distruttiva. Le divisioni interne al sistema di potere iraniano sono in corso di svolgimento. Mi sembra che Khameini si sia alleato con Ahmadinejad per eliminare lo "squalo" Rafsanjani, il quale presiede l'organismo ("assemblea degli Esperti) che teoricamente può deporre la "Guida Suprema". Resta da capire chi dei due (tra Khameini ed Ahmadinejad) sia oggi il "socio di maggioranza"...
Alla festa per la vittoria di Ahmadinejad si sono presentati solo 105 su 290 deputati del Parlamento iraniano. Il primo tra gli assenti: il portavoce del Parlamento, Larijani. La figura religiosa più stimata, l'Ajatollah Montazeri (che avrebbe dovuto succedere a Khomeini), ha proposto il lutto nazionale in omaggio alle vittime delle violenze, ed ha affermato, rivolto alle Autorità: “Tornate a ragionare e non allontanate il popolo dallo Stato e dalla religione islamica. Sicuramente la vostra condotta non giova all'Islam e macchia la nostra religione. Saranno tante le persone che, osservando il vostro operato, sotto il nome dell'Islam, si allontaneranno dalla religione. Riflettete prima che sia troppo tardi”. Ma anche molti altri grandi Ajatollah si sono pronunciati contro Ahmadinejad. Lo "strappo" da lui compito all'interno dell'establishment islamico è sicuramente lacerante. Se non gli si dà l'occasione per fare piazza pulita manu militari, contraddizioni interne, in ebollizione, potrebbero esplodere anche tra i gradi alti ed i gradi medi dei Basji...
Alfonso Navarra - obiettore alle spese militari e nucleari Sent: Tuesday, June 30, 2009 8:19 PM
Subject: Iran - sanzioni o nuovi strumenti
Anche l'esperienza dell'Iraq conferma che le "sanzioni" statali sono pagate pesantemente dai popoli, specie nei settori più deboli, ed incidono poco sui regimi oppressivi, anzi li rafforzano ed incarogniscono. L'offerta di "dialogo" (es. la "mano tesa" di Obama dal Cairo) fa invece esplodere le loro contraddizioni interne. Ed occorre inventarsi NUOVI STRUMENTI DI INTERVENTO, basati sul principio della creazione di ponti tra le diverse società civili. Le "ambasciate di pace" rientrano tra essi. Da questo punto di vista è importantissimo che si attivino e potenzino network internazionali delle donne. La domanda però resta, per tutti i dubbiosi e le dubbiose, che temono di portare acqua al mulino dell'America, o addirittura di picconare il "fronte anti-imperialista": analizzare va bene, ma mobilitarsi oggi contro le donne massacrate no? Per quanto mi riguarda c'è anche un elemento "egoistico": so benissimo che dalle vicende iraniane può scaturire la prima guerra nucleare limitata dell'umanità. Quindi quando vado ai sit-in delle studentesse e degli studenti iraniani io non porto soltanto la mia solidarietà, sto lottando anche direttamente per me stesso... Alfonso Navarra - obiettore alle spese militari e nucleari PS- ricordate che è un errore identificare le lobby americane dello "sviluppo sostenibile" con il Military Industrial Complex... Non esistono, al mondo, realtà sociali monoliticamente omogenee. Neanche l'Iran lo è, figuriamoci gli USA! Proprio su questo assunto si basa la teorica praticabilità di una strategia nonviolenta, ma anche - a ben guardare - di tipo marxista rivoluzionario. C'è il famoso detto di Mao, ricavato da Confucio: "L'uno si divide in due"...
venerdì 26 giugno 2009 14.45
Ho partecipato al sit in davanti al consolato peruviano in Milano e - da giornalista - sto preparando un pezzo impegnato dalla parte della lotta indigena che difende un bene ambientale patrimonio dell'umanità. Essere contro le pallottole che uccidono i giovani iraniani - e gli indios peruviani - chiama anche alla protesta contro le bombe che massacrano i civili afghani... La gente comune, quella che vuole lavorare e vivere in pace, con i diritti umani e sociali garantiti, è oggi "carne da macello" in tutto il mondo ed i carnefici issano varie bandiere ed indossano diverse divise. L'internazionale degli oppressi si libererà di tutti costoro, del sistema che dà loro potere, ed assicurerà un futuro alla specie umana.
Alfonso Navarra
giovedì 9 luglio 2009
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